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Bassano del Grappa, fondamentalmente, è una città di carta.
Negli anni non sono mancati fior di progetti e di proposte per la riqualificazione urbana del centro storico e non solo, promossi anche dall’iniziativa dei privati e di professionisti coinvolti in prima linea nel dibattito civico. Il problema è che buona parte di questi progetti e proposte, oggetto di grande interesse mediatico ai loro tempi, sono rimasti tali.
Idee di carta, per l’appunto, sulle quali non si è registrato il riscontro, se non di interesse, perlomeno di una minima attenzione da parte delle Amministrazioni comunali: quelle passate e quella presente. Di queste inespresse progettualità urbane resta il valore documentario, ovvero del diritto alla pubblica memoria.
Ma per aspirare al ruolo di documenti della recente storia dei grandi temi della città, i materiali dei progetti in questione (tavole, plastici, schede e quant’altro) devono trovare una collocazione degna di tale nome.
È il caso del “Masterplan Bassano 2020”, il poderoso piano urbanistico di indirizzo elaborato nell’ormai lontano 2011 – con spirito volontario (gratuito) – dagli architetti Massimo Vallotto e Antonio Guglielmini, all’indomani della storica battaglia civica, che aveva coinvolto l’intera città, che aveva portato all’abolizione delle “Torri di Portoghesi”.
Uno studio-proposta sulla possibile Bassano del futuro che i due professionisti avevano omaggiato all’Amministrazione e alla città.
Oggi, di tutta quella importante e articolata iniziativa, rimangono gli elaborati di un progetto che, come lamentano i due architetti, “giace dimenticato in qualche oscuro meandro dell’Urban Center cittadino”.
Vallotto e Guglielmini, sulla falsariga del più illustre ma non meno bistrattato progetto Chipperfield, propongono pertanto una più degna e almeno “simbolica” conservazione del Masterplan in qualche spazio, anche “recondito”, del Museo Civico.
Affinché possa rimanere, come scrivono, “a disposizione di chi un giorno vorrà eventualmente consultarlo per ricostruire questa particolare storia fatta di impegno civico, entusiasmo e amore per la propria città”.
Il tutto dichiarato in un comunicato stampa trasmesso in redazione, che riportiamo di seguito:COMUNICATO
Apprendiamo con piacere dalla stampa che il progetto dell’arch. David Chipperfield, elaborato per la “piazza d’acqua” tra i due ponti, verrà recuperato ed esposto presso le Sale del Museo Civico.
Commissionato da privati, aveva acceso interesse e dibattito pubblico sulla riqualificazione delle sponde del fiume Brenta e sulla potenzialità di nuovi percorsi pedonali e spazi di aggregazione. Tavole di progetto e modello in legno lasceranno quindi il sottoscala dell’Urban Center a palazzo Sturm per continuare ad offrire a tutti la sua visione di una parte di città.
Certo non godiamo della stessa notorietà di Chipperfield però anche noi, nel nostro piccolo e nel nostro cuore, vorremmo che una sorte molto simile toccasse ad un altro progetto che giace dimenticato in qualche altro oscuro meandro dell’Urban Center cittadino, le cui tavole messe a punto per la mostra del 2012 spesso si sono prestate ad usi quantomeno impropri.
Stiamo parlando del progetto “Masterplan Bassano 2020”, tramite il quale avevamo ipotizzato la riqualificazione urbana di un brano di città prossimo al Centro Storico, fortemente degradato e abbandonato al suo triste destino da almeno trent’anni e per il quale, ad un certo punto della sua storia, era stato proposto un futuro a sviluppo verticale con gli edifici a torre, che poco si accordavano con la città vecchia medioevale, di matrice orizzontale.
Qualcuno ricorderà il “vivace” dibattito scaturito dalla proposta delle “Torri Portoghesi” che aveva coinvolto, oltre che gli addetti ai lavori, anche amministratori e cittadinanza, con nette prese di posizione a favore o contro.
Il “Masterplan Bassano 2020” si proponeva di illustrare un’idea alternativa allo sviluppo in verticale della città, un approccio da un lato più affine al lascito storico dell’architettura ed urbanistica bassanese coniugato dall’altro con visioni mutuate da esperienze e progetti internazionali di ampio respiro.
Articolato su cinque armature urbane che potremmo definire come delle vere e proprie linee guida, il “Masterplan Bassano 2020” ha sicuramente contribuito a disinnescare quello che si prospettava come uno scontro tra la Pubblica Amministrazione, che aveva prima concesso e, dopo il cambio di maggioranza, negato la possibilità di sviluppo urbano in verticale, la parte privata che vedeva potenzialmente lesi i propri legittimi interessi, e il resto della città.
La possibilità di uno sviluppo alternativo da noi concepito si basava sul completamento di quell’ “Asse dei Musei” – prima armatura urbanistica – che vede concentrate nel Centro Storico tutte le offerte museali e culturali di Bassano, integrate dal nuovo Polo Museale Culturale Santa Chiara, e che necessitano solo di una messa a sistema.
La seconda armatura urbanistica, “L’istruzione in sicurezza”, prevedeva una netta distinzione dei percorsi pedonali da quelli veicolari, in special modo quelli da e per il polo scolastico del Liceo Brocchi, uno dei più affollati d’Italia. Anche in questo caso l’area del progetto diveniva elemento di completamento e prosecuzione di quanto già esistente, una integrazione di sistemi già consolidati. Parallelamente quindi il progetto interessava anche zone al di fuori dell’area d’ambito, ma a quest’ultima intimamente collegate da una visione strategica più ampia.
Altro tema importante “Il verde protagonista”, uno dei cardini su cui era incernierata la proposta: alle zone a verde di progetto era demandata una funzione sociale aggregativa.
Alla declinazione classica di abbellimento, zona di sosta e riposo, venivano affiancate funzioni più operative ed in un certo modo innovative, le zone dedicate allo sport affiancate da aree destinate ad orto sociale in una integrazione urbano/agricolo che si richiamava al concetto dei “paesaggi commestibili”, ovvero piante produttive, orticole o da frutto, inserite in un ambito prettamente urbano e a disposizione dei cittadini.
Ma il “Masterplan Bassano 2020” faceva i conti anche con una delle maggiori richieste che provengono da coloro che utilizzano la città per lavoro o turismo: i city users necessitano di ampi e comodi parcheggi per la propria auto. Il progetto rispondeva a tale richiesta tramite una riorganizzazione degli spazi esistenti e alla costruzione di nuovi spazi negli interrati dell’area di intervento.
Tali aree, al piano terra, prevedevano zone verdi tramite il sistema dei giardini pensili.
In ambito più prettamente urbanistico, il progetto prevedeva per la sua quinta armatura urbana la possibilità di diminuire il carico urbanistico originariamente concesso per l’area tramite il sistema delle perequazioni e dei crediti edilizi, previsti già punto dalla LR Urbanistica n. 11/2004 e che in questo caso trovavano piena ed assai innovativa applicazione.
Crediti edilizi, trasposizione dei volumi, rigenerazione urbana, recupero delle aree degradate, contenimento del consumo di suolo, tutti concetti allora innovativi ma che hanno trovato da poco riscontro nella recente Legge Regionale 14 del 05.06.2017 che mira a limitare il consumo di suolo ed a favorire la rigenerazione urbana, a dimostrazione di quanto il “Masterplan Bassano 2020” fosse proiettato negli scenari urbanistici del futuro.
Questo grande e articolato lavoro, che abbiamo sviluppato in mesi d’impegno e in forma gratuita, coadiuvati da un pool di progettisti e che ha visto anche una consulenza dell’Istituto Universitario IUAV di Venezia (prof. Ezio Miceli), è stato presentato nel 2012 in una quanto mai gremita conferenza in Sala Chilesotti del Museo Civico.
Il Masterplan è stato quindi per la nostra città un passaggio urbanistico di rilievo, un forte impegno civico dato da chi ha particolarmente a cuore il destino della propria città.
Non aggiungiamo altro, ma visto l’interesse pubblico suscitato e il particolare percorso urbanistico narrato, fatto di dibattito e partecipazione, riteniamo che anche questi elaborati, almeno simbolicamente, possano trovare una degna conservazione in un recondito “magazzino” del Museo Civico, a disposizione di chi un giorno vorrà eventualmente consultarli per ricostruire questa particolare storia fatta di impegno civico, entusiasmo e amore per la propria città.Architetti Massimo Vallotto e Antonio Guglielmini