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In oltre un quarto di secolo di professione giornalistica, questa non la avevamo ancora sentita: “Il paesaggio commestibile”.
Merito degli architetti e degli urbanisti, a cui non manca certo una dose di fervida fantasia, ma che comunque rendono bene l’idea del “futuro possibile” in una zona strategica del quartiere più popoloso della città.
Stiamo parlando del Masterplan San Vito Nord, la proposta per il “recupero sostenibile” dell’area dell’ex Caserma Fincato di Bassano del Grappa, di proprietà comunale, in attesa di conoscere quale sarà il suo futuro dopo l’asta pubblica di alienazione del 2011, andata desolatamente deserta.
A delineare la possibile destinazione d’uso dell’ex zona militare, una trentina di professionisti di Bassano, riuniti nel “gruppo di lavoro b_urbanpro” e coordinati dall’arch. Massimo Vallotto, che in forma volontaria hanno elaborato il Piano secondo i princìpi dell’utilità sociale e dell’economia e dell’urbanistica sostenibili.
Al termine di un lungo “lavoro condiviso” – con vari confronti con i gruppi di maggioranza e un passaggio in Commissione Urbanistica – questa mattina in municipio i promotori dell’iniziativa hanno consegnato ufficialmente il Masterplan nelle mani del sindaco Cimatti, dei tre assessori comunali di riferimento (Beraldin, Urbanistica; Breda, Sociale e Zonta, Sostenibilità), del presidente della Commissione Consiliare Urbanistica Ilaria Brunelli, del presidente dell’associazione e fattoria sociale Conca d’Oro onlus Fabio Comunello e dei rappresentanti di Quartiere San Vito.
Un corposo faldone contenente le carte, le cifre e i grafici del Masterplan presentato in tre diverse versioni ovvero, come preferiscono chiamarli gli ideatori del Piano, in tre diversi “scenari”.
Il primo scenario lo potremmo definire il Masterplan small: riguarda infatti la sola ed esclusiva area dell’ex caserma Fincato.
La seconda versione è quella medium: la proposta si riferisce all’area dell’ex caserma e alle aree contermini, principalmente terreni agricoli.
Il terzo e ultimo scenario è quello large: prende sempre in considerazione l’ex caserma e i terreni limitrofi, ma con “più bassa edificabilità” e “a metri cubi quasi zero”.
L’articolato documento, come ha spiegato l’arch. Vallotto, è accompagnato da “una perizia di stima di verifica del valore dell’area, tre business plan per i rispettivi tre scenari e una valutazione economica delle aree agricole contermini”. Insomma: un bel lavoraccio di gruppo, frutto di una gestazione durata sette mesi e che ha partorito alla fine “un’ipotesi molto ponderata”.
A cominciare dall’utilizzo fortemente “social” del complesso urbanistico.
Uno dei capisaldi del Masterplan è infatti la creazione di una “fattoria sociale urbana”, in partnership con Conca d’Oro onlus, nei terreni attigui all’ex caserma: con la coltivazione – affidata a ragazzi in condizioni di disagio – di kiwi e olivi, di orticole seminative e di un “grande frutteto”. Previsti inoltre un parco rurale, un biolago e un punto vendita dei prodotti della terra a chilometri zero. Ma anche all’interno dell’area Fincato, al posto delle aiuole, viene pianificata la realizzazione di orti.
“Riguardo agli standard urbanistici – ha specificato l’architetto paesaggista Enrica Martini – abbiamo pensato a un verde non decorativo ma produttivo, in collaborazione con Conca d’Oro. I paesaggi commestibili sono grandi catalizzatori di socialità e coinvolgono in prima persona i cittadini. Con la conversione del verde a standard in verde produttivo coltivato si viene a creare la fattoria sociale urbana, in eventuale collaborazione con gruppi di abitanti del quartiere. Bisogna adesso avviare un tavolo di confronto tra la Pubblica Amministrazione e i proprietari dei terreni agricoli da una parte e Conca d’Oro dall’altra, quale partner del progetto di fattoria sociale urbana.”
“La nostra attività – ha evidenziato il presidente di Conca d’Oro Fabio Comunello – si svolge in due ottiche: la prima è quella produttiva e di gestione del territorio. La seconda è la disabilità, che non vuol dire solo ricerca di fondi e sovvenzioni ma mettere in moto azioni che siano inserite nel mercato. Un’azione sociale che non dipende esclusivamente dal settore pubblico, ma anche da risorse proprie. Ho fatto parte della commissione per la nuova legge regionale sulle fattorie sociali, che invita i Comuni a destinare del terreno di loro proprietà alle fattorie sociali. Il Masterplan San Vito Nord ha anticipato la legge.”
Secondo fondamento della proposta progettuale: l’Housing Sociale, da sviluppare nell’area di San Vito per rivolgersi a quella “fascia grigia” della popolazione che non può permettersi di accedere al libero mercato immobiliare ma non ha neppure i requisiti per concorrere all’assegnazione delle case popolari.
L’invito all’Amministrazione comunale, da parte dei promotori, è quello di rivolgersi alla società di consulenza immobiliare Gruppo Certa, disponibile ad effettuare gratuitamente un questionario/analisi sul territorio “per far emergere i reali fabbisogni abitativi in città”, di cui l’Housing Sociale può rappresentare una delle valvole di sfogo.
Il Masterplan prevede inoltre, tra le altre cose, l’allargamento delle “opere di interesse comune” (tra cui il parco rurale urbano, la fattoria sociale urbana, l’agrinido, un edificio polivalente) all’esterno della proprietà comunale, ribadendo la necessità “di contattare i proprietari dei terreni per tastare il polso della loro disponibilità”. Il tutto sottoposto a una “valutazione di sostenibilità”, sulla base del protocollo CasaClima Habitat, che certifichi la sostenibilità ambientale degli interventi da diversi punti di vista: consumi energetici, rifiuti, mobilità, risorse naturali. Con un occhio attento anche alla comunicazione: sarà promossa una mostra all’Urban Center che sull’impulso del Masterplan San Vito Nord “affronti in senso compiuto i nuovi modi di abitare del vivere contemporaneo”.
Il sindaco Stefano Cimatti, nel ricevere il grosso faldone con la proposta per la riqualificazione dell’area dell’ex caserma e dintorni, ha ringraziato i promotori “per il compimento del lavoro encomiabile” rinviando tuttavia l’intero argomento, che “manca ancora della parte pubblica”, ai futuri amministratori di via Matteotti.
“Prendere in mano la questione in questi ultimi sette-otto mesi di mandato lo vedo complicato – ha affermato il sindaco -, la lasciamo in eredità alla prossima Amministrazione. Possiamo invece ragionare sull’indagine sui fabbisogni abitativi in città, il cui questionario può essere inserito nell’ultimo numero del notiziario comunale.”
La consegna del Masterplan San Vito Nord ha dato però lo spunto a Cimatti per dichiarare un’altra cosa: “Siamo stati più volte accusati – ha incalzato il primo cittadino – del “mancato Progetto Città” e di fare solo “progetti spot”. La gente guarda alle realizzazioni, e le realizzazioni dipendono da pianificazioni e da regole. Con la nostra Amministrazione abbiamo rivoltato completamente il Comune, a partire dal RES, il Regolamento Edilizio Sostenibile e poi col Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, di cui fa parte il Biciplan, il Piano di Zonizzazione Acustica, il Piano di Illuminazione Urbana. Abbiamo rinnovato i regolamenti, tra cui quelli dei Quartieri e della Polizia Urbana. E’ stato impostato qualcosa che pone le basi per un Progetto Città.” “I Masterplan sono importanti – ha concluso Cimatti -. Ne è l’esempio l’area del Piano Mar, dove ormai siamo vicini ai permessi per costruire.”
“Quello che adesso conta – è stato il “messaggio” finale lanciato dall’architetto Vallotto – è sondare la praticabilità dell’idea, e che non resti l’ennesimo sogno nel cassetto.”