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In questo mondo globalizzato molte parole di origine inglese, caratterizzate dallo stesso suffisso, sono entrate a far parte della nostra vita quotidiana.
Andiamo in palestra a fare Stretching o Spinning, mentre nel parco chi ne ha voglia va a fare un po’ di Jogging. Leo Messi è famoso per i suoi fulminanti Dribbling, nel fine settimana si può andare a fare Shopping e nelle relazioni umane è molto spesso questione di Feeling. Per non parlare del Marketing: diventata oggi la parola magica anche per il turismo del nostro territorio.
Ma se parliamo di Housing, ecco che le nostre conoscenze condivise cominciano a vacillare. Soprattutto se ci occupiamo di Housing Sociale, per il quale alla domanda “di che cosa si tratta?” pochi di noi saprebbero rispondere con esattezza.
Anche perché la combinazione della parola “Housing” – che esprime il concetto di “edilizia residenziale” – con l’aggettivo “Sociale” genera spesso equivoci che possono confondere le iniziative del settore con i tradizionali insediamenti abitativi dell’Edilizia Residenziale Pubblica, ovvero le classiche “case popolari” che sono invece tutt’altra cosa.
Per spiegarlo in parole povere, l’Housing Sociale è un’offerta di alloggi in affitto, e di servizi collegati, che si rivolge a quella porzione di cittadinanza che per ragioni economiche o per la mancanza di altre offerte adeguate non trova risposte congrue nel libero mercato abitativo.
Si tratta il più delle volte di persone o famiglie in situazioni di momentanea difficoltà o anche con una decorosa o sufficiente disponibilità economica, ma che per le ragioni più diverse – prezzi immobiliari proibitivi, limitato accesso al credito, canoni di locazione alti, costi elevati di gestione dell’abitare (utenze, riscaldamento, spese condominiali ecc.) – trovano quasi impossibile poter disporre di una casa, anche in affitto, senza che ciò comporti un bagno di sangue per il bilancio domestico.
L’Housing Sociale – mutuato dai Paesi del Nord Europa, dove questa forma di edilizia sostenibile è una pratica consolidata – rappresenta pertanto una politica per l’incremento del patrimonio immobiliare, prevalentemente in locazione, a prezzi calmierati. Con la quale si cerca di venire incontro alle esigenze di quella che l’arch. Massimo Vallotto, responsabile del Tavolo di lavoro sull’Housing Sociale attivato presso l’Urban Center di Bassano, definisce “la fascia grigia della popolazione”.
Non solo anziani autosufficienti, ma anche giovani, giovani coppie, famiglie monoreddito, single, separati, divorziati, vedovi: persone bisognose di un nuovo tetto ma rinchiuse nella “terra di nessuno” tra chi può permettersi di ricorrere al libero mercato abitativo e chi invece – dal lato opposto – dispone dei requisiti per concorrere ad un alloggio dell’Ater o dell’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) comunale.
E’ dal 2009 che il team di professionisti bassanesi costituitosi nell’alveo dell’Associazione Urban Center e raccolto nel gruppo di progettazione b_urbanpro sta portando avanti, a titolo gratuito, un’azione di studio e di approfondimento sulle potenzialità dell’Housing Sociale nel tessuto urbano di Bassano del Grappa. Un’iniziativa social-oriented che oltre ad un importante convegno nel 2012 (notizie.bassanonet.it/attualita/11347.html) e ad altre occasioni di aggiornamento sul tema, ha prodotto anche una proposta progettuale per la riqualificazione dell’ex Caserma Fincato a San Vito (notizie.bassanonet.it/attualita/13616.html), della quale l’“Housing Sociale di qualità” rappresenta uno dei tratti distintivi.
In questo campo innovativo dell’abitare 2.0, del resto, la qualità costruttiva rappresenta non l’eccezione, ma la regola: è interesse infatti dell’investitore, e cioè di chi costruisce gli immobili, realizzare edifici di buona qualità edilizia e di comprovata efficienza energetica. Due requisiti che permettono al proprietario di abbattere le spese di manutenzione e al locatario di abbattere i costi dei consumi energetici, con maggiori garanzie per il pagamento dell’affitto.
Ma non è tutto: perché l’Housing Sociale non si limita all’edificazione di “buone case” da affittare a prezzi contenuti rispetto al mercato, ma si rivolge anche al “progetto di vita” di chi ci va ad abitare.
Con la finalità, come spiegano i sacri testi sull’argomento, “di migliorare la condizione di queste persone, favorendo la formazione di un contesto abitativo e sociale dignitoso all’interno del quale sia possibile non solo accedere ad un alloggio adeguato, ma anche a relazioni umane ricche e significative”.
“No a case-dormitorio, ospizi o case della gioventù” quindi: ma una vera e propria “comunità abitativa” di servizi, relazioni e attività socializzanti. Dove, per fare solo un esempio, il verde pubblico non è costituito da sole aiuole, ma anche da orti da coltivare.
Ed è un’idea che sta coltivando da tempo anche l’Amministrazione comunale di Bassano, che proprio in scadenza di mandato sta raccogliendo i frutti del lavoro svolto sull’Housing Sociale in sinergia con il team dell’Urban Center per lasciarli in eredità – se sapranno capirne e recepirne l’importanza – agli amministratori che verranno.Il questionario per le famiglie
Il progetto dell’Housing Sociale nella nostra città prende la forma di un questionario per le famiglie – presentato oggi in conferenza stampa in municipio – che il Comune in questi giorni, in collaborazione anche con Etra e coi comitati di quartiere, trasmetterà agli oltre 19mila nuclei familiari bassanesi.
Lo stesso questionario sarà disponibile on line nel sito urbancenterbassano.it.
Lo scopo dell’iniziativa è quello innanzitutto di spiegare ai cittadini “che cos’è” l’Housing Sociale e a chi si rivolge, come da lettera di accompagnamento del sindaco Cimatti.
Il questionario vero e proprio, corredato dei piacevoli e colorati disegni di Rob (quella di “Matita”), pone quindi delle domande molto semplici – con garanzia dell’assoluto anonimato – sulla composizione del nucleo familiare, sul tipo di appartamento che si ritiene più consono alle proprie esigenze, sui servizi nelle vicinanze della casa (negozi di vicinato, asili nido, farmacie ecc.) che si ritengono indispensabili, sui locali/accessori di servizio dell’abitazione ritenuti indispensabili, sulle spese sostenute all’anno per mutuo prima casa/affitto/spese condominiali/bollette, su quanto invece si vorrebbe spendere all’anno e anche sulla disponibilità ad impegnarsi in comportamenti “che portino ad un ciclo virtuoso di raccolta differenziata dei rifiuti e consumo d’acqua”.
Scopo del sondaggio, quello di stabilire il reale fabbisogno abitativo delle famiglie interessate. Non a caso, si raccomanda ai “non interessati” e a chi “non ha realmente bisogno di questo strumento” (perché già possessore di immobili, ecc.) di astenersi dal rispondere.
Il questionario, a cui si chiede di rispondere entro giugno-luglio, rappresenta per l’Amministrazione un passaggio fondamentale per una pianificazione di alloggi calmierati in risposta a necessità realmente dichiarate. “Questo primo formulario ha una valenza conoscitiva di massima – chiarisce la lettera del sindaco -, ma ogni successiva fase operativa non potrà prescindere da contatti fra il Comune e gli interessati, con diretta rilevazione dei requisiti degli aventi diritto.”
Una prospettiva che non prevede comunque nuove lottizzazioni, essendo fondata sul “consumo zero” del territorio: qualsiasi intervento di Social Housing nel Comune di Bassano si baserà infatti sulla riqualificazione dell’esistente.“Un progetto socialmente innovativo”
“Questa è la conclusione di un sudato percorso di due anni – afferma in conferenza stampa l’assessore al Sociale Lorenza Breda – ed è motivata dal fatto di non far calare dall’alto nessuna scelta. Alcune scelte innovative devono essere condivise con la città. E riteniamo che questo sia un progetto socialmente innovativo.”
“Il progetto è stato presentato a Vicenza – sottolinea l’assessore alla Sostenibilità Andrea Zonta – e ha ricevuto il plauso di CasaClima, di Veneto Innovazione e anche di altre Amministrazioni comunali sensibili ai progetti collegabili ai finanziamenti europei. Proprio su questi temi di innovazione sociale insiste la finanziabilità europea 2014-2020. Sul fatto che Etra collabori all’iniziativa, è giusto che una società partecipata dai Comuni venga coinvolta nei progetti dei Comuni stessi, creando sinergie. Il progetto è portato avanti col supporto del Gruppo Certa di Cuneo, specializzato nello sviluppo dei servizi e dei sistemi per l’Housing Sociale.”
“Etra è una società pubblica di proprietà dei Comuni – commenta il presidente del Consiglio di sorveglianza della multiutility Manuela Lanzarin – e sposa appieno un’iniziativa territoriale con sostenibilità a 360 gradi. Compresa anche la sostenibilità sociale, che fa parte della missione di Etra, oltre a rappresentare un modello di buone pratiche per la riduzione di CO2, per il consumo dell’acqua e per la raccolta differenziata dei rifiuti.”
“E’ la prima volta che una pubblica amministrazione in Italia fa una cosa di questo genere – rimarca l’arch. Massimo Vallotto -, supportata da un gruppo di professionisti che ha sposato la filosofia gratuitamente. E’ un progetto che vuole offrire a chi ne ha la necessità la dignità di un alloggio evoluto, accessibile, a canoni calmierati, e di qualità per abbattere i costi energetici. Si può fare e c’è bisogno.”
“L’Housing Sociale – spiegano ancora i referenti del Tavolo di lavoro dell’Urban Center – interviene per riqualificare brani di città degradati o incompiuti, portando servizi in base ai “desiderata” dei cittadini. Si costruisce una futura comunità che andrà a insediarsi secondo regole condivise. Un nuovo modo di concepire l’edilizia residenziale di cui il progetto di via Cenni a Milano (www.cennidicambiamento.it/) rappresenta attualmente il massimo esempio in Italia.”
Il percorso del Social Housing a Bassano è quindi tracciato. Ma spetterà alla sensibilità della prossima Amministrazione comunale fare in modo che il reale fabbisogno di abitabilità sostenibile – se emergerà come tale dal questionario dei cittadini – invece che creare nuovi orti non venga gettato alle ortiche.