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“Urban Boh”. Così si intitolava l’ultimo articolo che abbiamo dedicato all’Urban Center di Bassano del Grappa. Era il 30 agosto 2016 e l’oggetto del nostro pezzo era l’assoluta assenza di indicazioni e di informazioni all’ingresso e all’esterno del retro di Palazzo Sturm, in via Porto di Brenta, dove ha sede quella che sotto l’Amministrazione Cimatti era stata pomposamente inaugurata quale “casa trasparente dei cittadini”.
“Nessun cartello, nessuna scritta, nessun orario. Una volta c’erano, oggi non ci sono più – avevamo scritto in quella occasione -. Quello che dovrebbe essere uno dei luoghi privilegiati di incontro della città attualmente è un edificio completamente anonimo.”
Il presidente dell’Associazione Urban Center Bassano Denis Bordignon, che avevamo interpellato al riguardo, aveva riconosciuto che “manca la comunicazione”, assicurando tuttavia che “a settembre i cartelli verranno ripristinati”. Orbene: siamo a gennaio 2017 e i cartelli all’ingresso dell’UC ovvero Urban Center non ci sono ancora. Totale assenza di qualsiasi informazione visiva. Il bello è che in centro storico ci sono ancora le indicazioni per raggiungere l’Urban Center, ma una volta arrivati a destinazione, visto anche il Brenta di lì a pochi metri, non si sa che pesci pigliare.
Quello dell’UC è un ricorrente esempio delle questioni costantemente “in sospeso” nella nostra città. E non ci riferiamo all’attività dell’Associazione che porta il suo nome e che lo gestisce, la quale – ciclicamente – propone incontri e iniziative di interesse civico ormai prevalentemente ospitate in altre sedi.
Quello che oggi si presenta come una vera e propria incognita è il vero ruolo della sede fisica della “casa trasparente dei cittadini” e quindi il senso stesso della sua esistenza.
L’iniziativa, in origine, era nata per favorire la partecipazione diretta di una cittadinanza informata e consapevole: con mostre, incontri ed eventi dedicati ai progetti in essere e ai progetti futuri della città.
Vanno tuttavia fatte alcune considerazioni di carattere generale.
Diversamente da altre città anche vicine (ad esempio Thiene) l’Urban Center di Bassano non è stato preso direttamente in carico dal Comune, ma affidato alla disponibilità di generosi volontari. La qual cosa, inevitabilmente, ne limita l’operatività a prescindere.
In più, sin dagli inizi, la sede di via Porto di Brenta ha sofferto il problema della sua poco felice collocazione logistica rispetto agli abituali flussi della frequentazione del centro cittadino, con conseguente scarso appeal per la pigrizia civica bassanese.
Attualmente nelle sue sale si svolge sporadicamente qualche attività, tipo le riunioni del Laboratorio di Progettazione Partecipata per il centro storico.
Ma si tratta di conclavi per addetti ai lavori, tutt’altra cosa rispetto a quell’intraprendente e frequentato centro strategico di riferimento per i cittadini che l’UC aveva l’ambizione di essere. Per cui sorge spontanea la domanda: così sottoutilizzato e così di fatto abbandonato a se stesso, ne abbiamo ancora bisogno? È una questione che il Comune di Bassano prima o poi dovrà pur porsi. E dovrà porsela anche la stessa Associazione, ora che il presidente Bordignon, nel frattempo nominato presidente della partecipata del Comune Sis Spa, deve seguire altre priorità.
Anche perché il “luogo” deputato al “dialogo, comunicazione e confronto” sui progetti della città non è più la sede fisica dell’Urban Center, ma l’Associazione medesima, quasi si trattasse di un luogo virtuale.
Così si legge infatti testualmente nel sito internet del Comune di Bassano: “L’Associazione Urban Center Bassano, della quale fa parte anche il Comune di Bassano del Grappa in qualità di socio fondatore, è lo spazio di dialogo, comunicazione e confronto sulla progettazione e lo sviluppo urbano dell’area bassanese; un polo culturale atto a divulgare i nuovi linguaggi della città contemporanea; promotore e diffusore di buone pratiche finalizzate ad aumentare la consapevolezza dei cittadini e attraverso il supporto alle istituzioni uno strumento utile alla costruzione di politiche urbane condivise”.
Tuttavia, di fronte a simili buoni propositi, concludiamo con un’ulteriore domanda: l’Urban c’è o non c’è? Non è solo questione di cartelli e di orari di apertura appesi all’entrata, ma anche di reale e concreta presenza nei meccanismi del dialogo cittadino. L’auspicio di chi vi scrive è che l’Urban Center Bassano ritorni ad essere protagonista del confronto civico, ma l’immagine qui pubblicata del suo cartello indicatore in via Gamba ricoperto di adesivi ne rappresenta alla perfezione l’attuale visibilità.